Sono un Avellinese DOC nato in Via Francesco Tedesco n. 542 (palazzo Maioli ora purtroppo ricostruito) il 14 luglio 1943, da sempre residente al Nord. Le mie radici sono rimaste ad Avellino dove ho sempre trascorso le vacanze più belle della mia gioventù. Periodicamente ritorno alla mia terra a trovare parenti e amici in particolare Maioli, Della Sala, Barbarello.

Questa mattina mi hanno chiamato, da Avellino, per dirmi del Vostro sito che ovviamente ho subito visitato anche se brevemente. Ci tornerò spesso per avere notizie della terra che è sempre rimasta mia e che forse mai (per motivi familiari) potrà stabilmente ospitarmi.

COMPLIMENTI, COMPLIMENTI  e... grazie a tutti con affetto,  mario

Mario Ferrentino

C.so Ferrari, 12

17011 Albisola Sup. (SV)

 019 488684   -   349 8073447

 

 

Saluto innanzitutto i fondatori del sito, complimenti del lavoro fatto e di quello a seguire, augurando lunga vita al medesimo per il rispetto alla memoria.

Mi presento: sono Sabatino Perrotta classe 1957, fu "Brunillo" Perrotta, Vivo a Novara...ma il cuore è qui.

Giorni fà parlando con mio cugino Roberto Guidi, mi prospettò di inserire mio papà come "personaggio della storia avellinese", pure dietro richiesta di qualcuno del Vs. team. Le storie delle "mandolinate di Brunillo" sono note a moltissimi avellinesi. Se qualche foto può arricchire la "memoria" sono lieto di inviarvele.

Distinti saluti dal figlio di Bruno Perrotta.

 

 

Avete appena messo in rete una foto della prima Comunione mia e di mio

fratello.La didascalia termina con una speranzosa domanda :" Quando ci

verrà restituita la Chiesa della Trinità?". La settimana scorsa la

Chiesa dei "due Don Gerardo" (Colantuoni e Marzullo) é stata restituita

ai fedeli restaurata e completa in tutte le rifiniture.

Come avete fatto?

Potete fare lo stesso "miracolo",ad esempio, per la Prefettura o

per la vecchia Dogana?

Basta volere!!! Provateci!

Tonino Borriello

 

Lia Sellitto

Vi racconto la “mia” città.

 

Provate a camminare per le strade della vostra città facendo attenzione più ai luoghi che alle persone, osservandone i particolari, gli angoli nascosti, le strade piccole e grandi, le aiuole, i marciapiedi, gli alberi. Fate come se la città fosse proprio la vostra casa e voi vi muovete in essa per  cogliere ciò che vi piace, ciò che pensate vada modificato, messo in evidenza, valorizzato, o eliminato. Comportatevi come un botanico che osservando una foglia la gira e la rigira e ne scruta le nervature il colore e la forma per cogliere i segni, lo stato di salute o di sofferenza.

 

Ebbene mi capita spesso di farlo, quando in primavera o in estate il sole è tiepido ed è piacevole camminare a piedi, liberarsi dalla trappola dell’ automobile e riappropriarsi dello spazio e del tempo.

 

Gli orizzonti si allargano, le prospettive si allungano gli occhi spaziano, gli odori si offrono i suoni arrivano più intensi,sono in pace con me e in comunione con la natura.

 

E’ il paradiso, per lo meno così lo immagino.

 

Se non fosse che ciò mi si offre alla vista e all’olfatto, è ben altro.

 

Così con sommo sgomento faccio caso che il Viale Platani non è più la galleria verde dei miei giovani e poi maturi anni, si interrompe per lunghi tratti e il cielo irrompe e al posto degli alberi (sì mi ricordo, la malattia, i giornali locali e le televisioni,  ne hanno parlato come se finisse il mondo, ma poi il mondo non è finito e son passati oltre) “e là dove era l’ombra or sé la quercia spande ..morta”…ma no, sono ricordi scolastici; era solo un nostalgico poeta che si doleva per il taglio di una quercia, ma sono sensibilità d’altri tempi, tardo ottocentesche. I nostri amministratori sono gente moderna, che ha girato il mondo, (globalizzato), che marinettianamente  guarda al progresso, alle costruzioni, a roba concreta, di spessore, al cemento, alle grosse arterie, perché le automobili vi scorrano sempre di più, ai mega parcheggi perché sempre più macchine vi possano accedere, sono moderni, futuristici, non c’è che dire.

 

Se non che la civiltà e il futuro stanno altrove, ma ai nostri amministratori non li sfiora nemmeno per la testa dove.

 

Renzo Piano, un saggio architetto moderno, a Fabio Fazio che gli chiedeva, a proposito della Tower di vetro, sua prossima realizzazione a Londra, dei parcheggi, rispondeva con estrema naturalezza che non c’erano, erano solo 60, ma per le persone disabili, beninteso.

 

Ad uno stupito Fazio rispondeva che i parcheggi avrebbero attirato le automobili e non era quello che si voleva, c’erano i mezzi pubblici per arrivarvi.

 

E’ vero che siamo a Londra e non ad Avellino.

 

E pure per il verde non possiamo fare paragoni, i parchi a Londra sono nella città e che parchi!

 

Con stupore ne feci la conoscenza nel 1974, girato l’angolo, Hide Park si offrì ai miei occhi sbalorditi, la mia città aveva una sola Villa comunale, abbandonata.

 

Ma poi grandi lavori, grande enfasi, orribili panchine, di così brutte non ne ho viste mai.

 

Quest’estate nella villa di Trani, (non è nemmeno capoluogo di provincia,) mi sono riposata dal caldo su eleganti panchine, belle a vedersi e comode a sedersi, i giardini erano irrigati, c’era videosorveglianza, e nemmeno una carta a terra.

 

Ecco, quei famosi angoli, luoghi a cui fare attenzione: ieri abbiamo accompagnato i figli di alcune amiche francesi, che incuranti dell’ora, le tre del pomeriggio cercavano di far giocare i loro figli nella villa comunale.

 

Orrore, le aiuole erano scomparse, al loro posto polvere, terra, desolazione, incuria. Non un giardiniere, immagino nessuno si fosse occupato di quel verde, l’Orto Botanico, il nostro vanto, vanto dei nostri avi.

 

Scomparse le targhette con i nomi degli alberi, (è vero avevano inopinatamente usato al posto di catenelle, chiodi) ma Il nostro Sindaco non passeggia mai per la Villa? Immagino che ha tanto da fare e tante beghe da domare, gli uomini hanno sempre tante cose da fare e non possono occupasi della pulizia delle strade, son cose da donne, loro, fanno politica, “loro”. Se non fosse che la politica è proprio questa, occuparsi di migliorare la vita dei cittadini, della donne, dei bambini, degli anziani, e non solo dei “giovani”come esordiscono quando sembrano voler fare le cose serie.

 

Ritorniamo ai bambini che si sa, giocano dappertutto, saltano su tutto e non fanno caso alle condizioni in cui versano le cose. Alla fine delle loro scorribande in quell’arida, abbandonata, dismessa Villa Comunale, avevano mangiato polvere a morire, erano diventati sporchi e brutti , proprio come la città che è diventata anche cattiva, per fortuna, invece, i bambini sono innocenti.

 

Mi si obietterà che è estate e l’acqua è un bene prezioso e non si spreca,certo, ma le aiuole non ricevevano acqua vi assicuro da tempo immemorabile. E poi perché non dotarsi di serbatoi d’acqua, perché non far funzionare la testa alla ricerca di soluzioni? E che dire della pestilenza olfattiva dopo la rimozione dell’immondizia, ma a casa vostra avreste lavato i pavimenti dopo aver lasciato  a terra per lungo tempo buste d’immondizia?Ebbene tutto questo è ininfluente, ma parlavo dei platani.

 

Al loro posto arbusti stenti e nani, devo pensare che chi rifornisce il verde cittadino ha mano così stretta e avara che ricorda Attila, dove passava lui non cresceva un filo d’erba. Avranno chiamato un suo parente? E che dire degli alberi piantati intorno alla piscina comunale, stenti, in un anno son rimasti lì come pali di legno. Ma si sa che esistono specie che crescono prima di altre, che la bellezza e la cura hanno bisogno di occhi e di cuore?

 

Allora mi colpisce la bruttezza e la sporcizia di questa città, la mancanza di attenzione, di cura. Che desolazione!

 

Eppure non molti anni fa, ricordo la macchia lilla dei glicini di Palazzo de Ruggiero, braccia sinuose che si intrecciavano e lasciavano pendere i grappoli trasparenti. Un delicato sentore si diffondeva per i platani, raccontava un’altra città, ricordo un altro profumo delizioso, e il gesto spontaneo di raccogliere il caprifoglio nella traversa dell’Enpas.

 

“Città della conoscenza” l’ultimo slogan cittadino, ma di grazia, di quale conoscenza si tratta, se si è incapaci di vedere e conoscere le piccole cose, come si può immaginare che i nostri amministratori siano capaci di grandi?

 

Il rispetto dell’”altro”, in tutte le sue forme comincia se si va in un ufficio pubblico o se si aspetta un pullman per Napoli o altrove; provate a ripararvi dal sole, trovare una tabella che ne indichi il posto, l’ora, la si sa per passa parola, ma uno straniero, un alieno si potranno mai orientare?’’’ ma chi ci fa caso, chi se ne importa!

 

A Stoccolma, scriveva a un giornale (la Repubblica) una signora da poco rientrata in Italia, tra le iniziative della politica(al parlamento c’è parità di presenza uomo-donna con leggi avanzatissime in favore delle fasce deboli, bambini anziani, disabili, (e quando c’è attenzione ad essi tutti vivono meglio) c’è un albero pubblico dove i bambini abbandonano i loro ciucciotti, (passaggio delicato), dove il privato incontra il sostegno del pubblico!

 

Regaliamo ai nostri amministratori visite guidate in capitali e nazioni civili non soltanto in quella , per carità, curata e pulitissima Nusco.

 

Lia Sellitto

 

e-mail :liamarga@tin.it

 

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