LA LUCE ELETTRICA AD AVELLINO

 

di 

GERARDO PESCATORE

 

     Il 5 febbraio 1888, con l’entrata in funzione dell’impianto di pubblica illuminazione elettrica della città, costituisce una data storica per Avellino, in quanto segna una tappa fondamentale sulla strada del progresso  e una conquista della tecnica, con cui si contribuì allo sviluppo dell’economia cittadina e si  modificarono costumi ed abitudini di vita.

     L’avvenimento varcò i confini del Comune e della provincia  anche per il fatto che Avellino (seguita il mese successivo da Atripalda) vantò un invidiabile primato per essere stata tra le prime città ad adottare il nuovo sistema passando dall’illuminazione a gas, che aveva da poco sostituito il petrolio, alla luce elettrica, mentre persino Napoli si serviva ancora dell’illuminazione a gas.

     Si realizzava così il progetto, nato dopo l’unità d’Italia, ma riproposto qualche decennio dopo dall’avv. Balestrieri e  successivamente sostenuto con decisione ed impegno dal  sindaco, cav. Giovanni Trevisani, deputato delle prime legislature del Regno di Napoli, il quale ne affidò l’esecuzione all’ing. Girolamo Taddei. All’inaugurazione  della luce elettrica si volle dare solennità con un programma di feste pubbliche, che suscitò un vivace dibattito in Consiglio comunale, dove il consigliere Achille Vetroni, mettendo in rilievo il grande onere finanziario, cui il Comune sarebbe andato incontro, contestava la legittimazione della spesa, invitando ad annullare  i festeggiamenti o almeno a rimandarli a tempi migliori.   

     Il manifesto a firma del sindaco col programma delle feste, affisso alle cantonate della città, fu pubblicato in prima pagina nel n.3 del 14 gennaio 1888 da  “La Sentinella Irpina”, una delle testate avellinesi più importanti, che diede enorme risalto all’ evento.

 

Eccone il testo: “Cittadini! La pubblica illuminazione a luce elettrica, eseguita dall’ingegnere Taddei, sarà per noi, nel giorno cinque del vegnente mese, un importante fatto compiuto: e poiché la medesima, quale opera di civiltà e di progresso, sarà memoranda per questa città, il Consiglio ha deliberato di solennizzare la inaugurazione in modo da renderla più lieta alla cittadinanza, e più grata a coloro che qui verranno ad onorarci. Seguiva un ricco programma di festeggiamenti della durata di tre giorni, che comprendeva l’esibizione di alcune bande musicali e la loro sfilata per le vie cittadine, una rappresentazione nel teatro municipale, un festival con illuminazione a luce elettrica in Piazza Centrale, una gara sulle più belle carrozze di nolo, beneficenza a favore dei più bisognosi, un ricevimento in Prefettura per gli invitati.  

     Fin  dalla  vigilia  Avellino aveva assunto un aspetto festante con le botteghe ripulite,  i caffé Maggi illuminati e gli alberghi e le trattorie pronti ad accogliere degnamente gli ospiti e il grande concorso di  forestieri.  Il  capoluogo  irpino, consapevole  di  essere  al  centro dell’attenzione  generale per il   grande  evento  che  si apprestava  a  vivere,  pavesato da strisce multicolori, si preparava ad essere visitato da importanti personaggi politici, da rappresentanti di numerose amministrazioni comunali, da giornalisti e soprattutto invaso da una folla festante.

     E il programma fu interamente attuato  con una cerimonia solenne iniziata alle ore 16,30 alla presenza  di tutte le autorità civili e militari, con a capo il prefetto Antonio La Mola, i deputati, i consiglieri  provinciali e comunali e numerosi invitati. In rappresentanza del governo, presieduto dal Presidente del Consiglio Francesco Crispi, intervenne l’on. Comm. Marchiori, Segretario Generale del Ministero dei Lavori Pubblici.

     Sotto il padiglione provvisorio in via Ferriera, costruito davanti all’ingresso principale dell’edificio per la luce elettrica, fu innalzata la bandiera nazionale, mentre 40 bande musicali sfilarono per le vie della città suonando allegre marce e un lungo corteo, formato dalle Società Operaie e da altre associazioni con bandiere e gonfaloni, si snodò per il Corso. Dopo l’esecuzione dell’Inno Reale, il discorso del sindaco e un indirizzo di saluto dell’on. Marchioni, la figlia del sindaco Rachele Trevisani alle ore 17,30 toccò il bottone, che diede il segnale per la partenza della luce elettrica e tutti i punti della città, nelle piazze e nei vicoli, contemporaneamente furono illuminati da 250 lampade ad incandescenza.

 

Il discorso del Sindaco

 

     L’avv. Trevisani, particolarmente commosso per la presenza ad Avellino di tanti uomini politici e di personaggi importanti, tenne un discorso permeato di sentimenti patriottici, interrotto da vive acclamazioni all’Italia, al Re e alla città di Avellino, riportato integralmente dalla Sentinella Irpina.

 

Egli si rallegrava perchè gli era stato concesso di vivere in questo tempo, nel quale, come scrisse la Sentinella Irpina, che riportò integralmente il discorso, “i progressi delle scienze e della meccanica producono sempre nuovi e sorprendenti prodigi! E per vero quest’opera stessa, che oggi ammiriamo dell’illuminazione elettrica già pochi anni innanzi ci sembrava incredibile”. Dopo aver fatto la storia nel campo dell’illuminazione vantando i progressi dell’uomo,  che era passato dall’illuminazione ad olio, a quella a petrolio ed infine a quella  a gas, ritenuta il non plus ultra della perfezione, il Sindaco di Avellino passò ad esaltare l’ultima conquista, foriera di un più radioso avvenire. E con l’orgoglio di cittadino avellinese, volle concludere ricordando che “ se questa mia cara città nativa, nel 1820, fu la prima in Italia ad alzare il grido di libertà, e continuò nei sentimenti patriottici quando punì la governativa sbirraglia nel 1848, batté e cacciò via, nel 1860, le tracotanti straniere mercenarie milizie, né si ristette dal combattere, anche in paesi lontani, la desolante peste del brigantaggio, essa oggi è stata la prima in queste Provincie ad avere una completa illuminazione per elettricismo”.

     La festa proseguì, secondo il programma prestabilito, con un  pranzo in Prefettura, seguito da un trattenimento nelle sale con brindisi del senatore Rega, del sindaco e dell’on. di  Marzio, e in serata da un ballo, cui intervennero le famiglie più distinte della città,  mentre nei locali della Dogana in piazza Centrale sempre al chiarore della luce elettrica si tenne per tutte le serate sotto la direzione dell’ing. De Santo un  Festival, elegantemente addobbato, dove fu data un’accademia di scherma con esibizione di atleti di varie province. Ma il clou dell’avvenimento fu la serata di gala offerta al Teatro municipale, illuminato a festa, con la rappresentazione del Faust con un cartellone di artisti di rilievo nazionale.

 

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