Pagine
di storia avellinese nei palazzi monumentali della città.
Di
Maria Grazia Cataldi
Fin verso la fine
dell’Ottocento il Comune di Avellino non ha mai avuto una propria sede. In un
primo momento aveva trovato collocazione in alcuni angusti locali di via Strettola della Corte, accanto alla Dogana, spostandosi
poi, ancora in zona e sempre in maniera precaria, nel palazzo della famiglia
Visconti. Aveva alla fine deliberato di prendere in fitto dei locali nel
palazzo La Bruna, nell’ormai centralissimo “Largo dei Tribunali”. Dopo l’Unità
d’Italia si avvertì maggiormente la necessità di avere un palazzo civico
decoroso, pensando perfino di costruirlo ex-novo. Furono, quindi, incaricati
gli architetti Biancardi e de Majo del progetto per un edificio da costruirsi
in Piazza della Libertà, dove il Comune possedeva alcune proprietà. Ma non vi
si dette seguito, così come non riuscì neanche l’idea di costruirlo vicino al
Teatro Comunale (attuale palazzo Sarchiola) su
progetto dell’architetto Vincenzo Iandoli.
Probabilmente i maggiori ostacoli erano di natura economica, se il Sindaco
Catello Solimene dovette chiedere alla Deputazione Provinciale di autorizzarlo
a contrarre un debito di 800.000 lire per poter “costruire di pianta un palazzo
comunale”. Proprio quando anche l’Amministrazione Provinciale era in
trattative, fin dal 1875-76, per l’acquisto di un palazzo da destinare a
Caserma dei Carabinieri: si trattava del palazzo che il signor Nicola De Peruta stava edificando su un terreno acquistato nel 1855,
all’inizio di via Irpina (l’attuale via Mancini). Nel frattempo, erano sorte
all’interno
1)
Veduta v. Mancini - c. V. Emanuele (cartolina d'epoca)
2)
Via Mancini ( da Pionati-Forgione,
Avellino. Memorie e Immagini)
3)
Palazzo De Peruta (da Massaro, Monumenti e Palazzi di
Avellino)
del Consiglio Provinciale molte
perplessità sulla scelta fatta, di fronte all’ipotesi alternativa di costruire
un immobile appositamente per i Carabinieri. Cosicché, le incertezze da una
parte, la lunga corrispondenza tra i due enti dall’altra, fecero trascorrere
anni senza riuscire ad arrivare a una soluzione.
Il Comune continuava a vivere, intanto, in
condizioni precarie nel palazzo La Bruna, con tutti gli oneri che ne
conseguivano, quando nel 1884 si giunse alla proposta di uno scambio:
l’Amministrazione Provinciale avrebbe ceduto al Comune il Palazzo De Peruta, più la corresponsione di una differenza di 8.000
lire, in cambio del Padiglione Militare da destinare a Caserma dei Carabinieri.
Quest’ultimo occupava un palazzo signorile, proprietà di Girolamo Testa, sito
lungo la strada consolare dei Pioppi (poi Corso Vittorio Emanuele). All’inizio
dell’Ottocento il Comune lo aveva acquistato per 13.525 ducati allo scopo di
utilizzarlo, dopo gli opportuni adattamenti, come alloggio militare. Il
progetto di ristrutturazione, datato 1819 e firmato dall’ingegnere Luigi Oberty, è ancora leggibile nella pianta dell’edificio,
caratterizzato da un cortile a T che termina con una porta sul lato della via
Irpina, diametralmente opposta a quella principale, posta al centro di una
semplice facciata sul Corso. Dopo i moti del 1820-21, Avellino, che si era resa
protagonista dello scontro diretto tra il vecchio regime e i nuovi ideali di
libertà, pullulava di truppe di diverse nazionalità. Non era facile, quindi,
che queste trovassero in città spazi adeguati per
ospitarle tutte e finirono con l’essere distribuite tra il Seminario diocesano,
il convento dei Francescani e il Padiglione Militare. Qui vi si stabilì, dopo
l’Unità d’Italia, la Guardia Nazionale, della quale, però, nel 1865 si
richiedeva lo sgombero in previsione dei lavori di adattamento a scuderia dei
locali al pianoterra, eseguiti, infatti, l’anno successivo. Intanto, il Comando
dei Carabinieri, impegnato nella ricerca di nuovi locali dove collocare la
propria Caserma, al momento ospitata alla meglio nel convento di San Generoso a
Porta Puglia, investì della questione l’Amministrazione Provinciale, che nel
1870 prese ad attivarsi concretamente, fino a decidere, dopo cinque anni, di
acquistare dal De Peruta il “casamento” in
costruzione in via Irpina
4)
Caserma Litto ( (da Massaro, Monumenti e Palazzi di
Avellino)
L’ 11 ottobre 1875 il Consiglio
Provinciale si esprimeva a favore di tale decisione, pur tra numerose
perplessità relative soprattutto alla difficoltà di ricavare, nei locali a
pianoterra, scuderie e stalle per i cavalli; di fronte alla quale poteva apparire
addirittura più conveniente costruire una nuova Caserma.
Lo scambio, quindi, fu accolto come la
migliore soluzione da entrambi gli Enti. La Caserma dei Carabinieri prese,
infatti, posto nel Padiglione Militare (poi Caserma Litto), rimanendovi fino
all’evento sismico del 1980; mentre, il 10 settembre 1884 il Comune, guidato
dal Sindaco Pasquale Staglianò, prendeva ufficialmente possesso del palazzo De Peruta, ristrutturato su progetto dell’architetto
Biancardi. In quell’edificio dall’elegante facciata ottocentesca, con un’ampia
sala consiliare e una bella scalinata centrale, trovarono posto sia gli uffici
burocratici che l’apparato politico-amministrativo municipali.
5)
Padiglione Militare (da, Est locus ... L'Irpinia postunitaria, a cura della
Soprintendenza
B.A.P.
di Salerno e Avellino).
Il 5 febbraio 1889 con una disposizione
testamentaria lo storico Giuseppe Zigarelli donava al Comune la propria ricca
collezione di libri e di reperti archeologici, che il Sindaco Giovanni
Trevisani fece sistemare al terzo piano del Palazzo Civico. Il 26 agosto 1893
il Sindaco Achille Vetroni nominava responsabile onorario della Biblioteca e
del Museo Nicola Valdimiro Testa, insigne figura di studioso e docente presso
il Liceo Colletta, nonché attivo consigliere comunale. Successivamente, nel
1900, il Sindaco Nunziante Testa passava quest’incarico all’avvocato Alfonso
Carpentieri, anch’egli appassionato cultore della storia locale e giornalista,
che lo tenne fino al 1930. Fu in questa data che il Comune decise di affidare
all’Amministrazione Provinciale Museo e Biblioteca, che nel 1933 il Podestà
Giuseppe de Conciliis consegnò ufficialmente al
Presidente della Provincia Eugenio Giliberti.
L’ultima seduta consiliare tenuta
nell’aula del Palazzo De Peruta risale al 17 novembre
1980, pochi giorni prima dell’evento sismico, che provocò danni tali da
richiedere lunghi lavori di consolidamento. Il Municipio vi ritornò, infatti,
ben sette anni dopo ma solo per un breve periodo, in attesa di trasferirsi nel
nuovo edificio costruito in Piazza del Popolo, sull’area dell’antico convento
del Carmine, del quale rimane soltanto l’annessa chiesa.
Per circa un secolo il palazzo De Peruta, sede di rappresentanza del Municipio, ha
rappresentato la comunità avellinese, che ben volentieri partecipava da
spettatrice alle sedute dei Consigli Comunali, dove aveva occasione di
assistere agli scontri verbali delle opposte fazioni politiche e perfino alla
potenza oratoria di “principi del foro”, i quali, mostrando di avere a cuore
l’amministrazione della città, mettevano nei loro interventi la stessa passione
mostrata nelle aule dei tribunali. Ora, nonostante sia notevolmente mutata la
locale realtà sociale, il nostro auspicio è che quel palazzo monumentale torni
quanto prima a essere un luogo di riferimento per i cittadini e recuperi il suo
ruolo rappresentativo, anche nel rispetto della memoria storica della città.