AVELLINO CAPOLUOGO DEL
PRINCIPATO ULTRA
di Gerardo Pescatore
Ristabilita lĠegemonia
francese sullĠEuropa continentale, Napoleone dichiar decaduta la monarchia di
Ferdinando IV ordinando al generale Massena la
conquista di Napoli e costringendo il re Borbone a scappare nuovamente in
Sicilia. E cos, a distanza di appena sei anni dal crollo della sfortunata ed
effimera repubblica napoletana del 1799 i Francesi, irritati dalla crudele
reazione antiliberale del re e dalla sua politica antinapoleonica con
lĠadesione alla terza coalizione, impostagli
dallĠautoritaria moglie Maria Carolina, ripresero il regno di Napoli, assegnato
a Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone.
Aveva inizio il
cosiddetto ÒDecennio franceseÓ (1806-1815 con lĠoccupazione militare dei
Napoleonidi, interrotta il 22 maggio 1815 dopo il Congresso di Vienna, quando,
in virt del principio di legittimit, venne rimesso
sul trono Ferdinando diventato I come re delle due Sicilie.
Questo breve arco di tempo fu uno dei momenti essenziali nella storia del
regno di Napoli, e quindi anche per Avellino, perch con una serie di
riforme in campo amministrativo, giuridico ed economico, atte a ridurre il
dislivello tra borghesia e proletariato, si abbatt definitivamente lĠAncien
Rgime, rappresentato dal potere regio e dai privilegi baronali, dando origine
nel Mezzogiorno allo Stato moderno perch furono
poste le basi per il radicale mutamento della sua cultura legislativa e della
trasformazione delle sue strutture sociali, determinando il passaggio dalla
societ feudale a quella borghese.
Impressero una notevole spinta verso
questo obiettivo del rinnovamento sia lĠabolizione della feudalit, attuata con
la legge del 2 agosto n. 130 , su proposta dal giureconsulto montellese Michelangelo Cianciulli,
che segn la fine dei benefici e delle immunit di cui godeva il baronaggio,
assegnando tutta la giurisdizione al solo potere sovrano, sia la divisione,
stabilita dalla legge dellĠ8 agosto 1806 n. 132, del territorio del Regno in 13
Province con la creazione della nuova provincia di Principato Ultra,
comprendente anche una notevole parte dellĠattuale provincia di Benevento,
suddivisa nei tre distretti di Avellino, Montefusco e Ariano.
Avellino fu proclamata capoluogo del
Principato Ultra in sostituzione di Montefusco,
e sede dellĠIntendenza, e il 13 agosto fu nominato Intendente Giacomo Mazas, gi Preside di Montefusco dal 7 marzo 1806.
LĠelevazione a
capitale era stata preceduta dalla venuta del re Giuseppe Bonaparte ad Avellino
il 4 giugno 1806, accolto, come raccontano le
cronache, (lo studioso Nicola Valdimiro Testa) in
casa di D. Giacinto Greco dagli esponenti politici, dagli amministratori e dai
notabili locali con la richiesta di trasferire la Reale Udienza ad Avellino per
la sua topografia e per il numero della popolazione. Una visita che dovette probabilmente rivelarsi decisiva per la
scelta successiva.
La designazione di Avellino
a capoluogo, ritenuta naturale e necessaria dagli
storici avellinesi e sollecitata dallo stesso Mazas
per i disagi che comportava un paese piccolo e montuoso come Montefusco,
provoc le inutili proteste della cittadina, mentre, pur essendo uno degli
eventi pi importanti per Avellino e per lĠIrpinia, non sembr produrre grande
entusiasmo nella popolazione della citt, che
temette il ripetersi degli eccidi del 1799 col saccheggio delle truppe
francesi, cui fecero seguito le violenze dei sanfedisti guidati dal cardinale Ruffo.
I Tribunali civili e quelli penali sostituirono la
Reale Udienza provinciale e agli antichi Presidi subentrarono gli Intendenti,
assistiti dai Consigli Provinciali e Distrettuali.
Fu incaricato di
provvedere allĠattuazione dei nuovi ordinamenti amministrativi e giudiziari e
allĠinstallazione ad Avellino di uffici ed istituzioni
il colonnello di origine spagnola Giacomo Mazas,
figlio di un ufficiale francese a servizio di Carlo di Borbone, che aveva servito nellĠesercito
borbonico sino alla destituzione in seguito alla sua adesione alla Repubblica
del Ġ99.
Nominato primo intendente del nuovo capoluogo, assolse il suo compito con
risolutezza. Per le difficolt di reperire un idoneo
palazzo, lĠintendente sistem la sede del Governo provvisoriamente grazie
alla disponibilit del vescovo Mons. Sebastiano De Rosa, nel palazzo vescovile
in attesa della ristrutturazione del convento dei Padri Domenicani
(lĠattuale Prefettura). Proprio nellĠEpiscopio fu data nel novembre 1807
una elegante festa in onore della famiglia del colonnello Hugo,
allora governatore della Citt, appena giunta in Avellino.
.
I tribunali
trovarono posto nel palazzo del
principe Caracciolo, fatto acquistare per 24000 ducati dal Comune, nel
largo della SS. Annunziata, che da allora assunse il nome di Largo dei
Tribunali e divenne il cuore della citt, il luogo degli incontri sociali e
degli affari, il centro politico-amministrativo, in quanto, negli anni
successivi, vi trovarono accoglienza anche la Direzione delle Poste, lĠUfficio
del Registro, lĠUfficio del Catasto, lĠArchivio Provinciale.
Uno degli atti pi significativi
del Mazas fu lĠabbattimento nel 1810 delle
secentesche Porta Napoli e Porta Puglia, fatte costruire da Marino II
Caracciolo, principe della citt, che con lĠandare del tempo avevano perduto la
loro funzione difensiva per ridursi a regolare alcune pubbliche funzioni
ecclesiastiche e civili. La
demolizione delle due porte, mirante a facilitare il
traffico lungo lĠunica arteria della citt, non signific solo la crescita
della citt dal punto di vista urbano, ma ebbe anche un evidente significato
ÒpoliticoÓ come un simbolo del potere feudale, che veniva cancellato e
come segno dei tempi nuovi.
Iniziava un periodo estremamente fecondo di innovazioni e particolarmente
interessante soprattutto sotto lĠaspetto socio-economico e culturale, prima
ancora che politico dando origine a Òquella rivoluzione sociale che fu inizio
di unĠera novella nella storia dellĠumanitÓ (Raffaele Valagara
ÒUn secolo di vita avellineseÓ).
Allo scopo di
diffondere la cultura fu istituito con la legge del 30 maggio 1807 in ogni
Provincia un Collegio Reale. Il Real Collegio di
Avellino (lĠodierno Convitto Nazionale ÒCollettaÓ) fu per inaugurato nel 1831
e nel 1857 per decreto di Ferdinando Il di Borbone fu elevato a
"Liceo". Negli stessi anni fu
istituita la Reale Societ Economica, preposta
allo studio delle condizioni agrarie, economiche e produttive della Provincia,
di cui fu segretario per lungo tempo Federico Cassitto,
Per le stesse esigenze culturali e per accrescere l'importanza del nuovo
capoluogo il Mazas ebbe lĠidea di costruire un
teatro comunale.
Il regime napoleonico mut lĠassetto della citt con
unĠespansione in senso longitudinale, favorendone la modernizzazione e
facendola uscire dallĠisolamento mediante il miglioramento e lĠampliamento
della rete stradale. Fu aperta una strada, oggi intitolata a Mazas, per collegare la Strada dei Pioppi con via Campane,
furono avviati i lavori per la strada dei Due Principati e per il ponte della
Ferriera per mettere in comunicazione Avellino
con Salerno e fu concessa lĠautorizzazione a iniziare i lavori del primo
tronco della strada per Melfi. Tutte le strade cittadine furono lastricate,
come si conveniva a un capoluogo di provincia, anche se Avellino cambier volto
solo nel pieno Ottocento, quando la Òvita di togaÓ, strettamente legata alle
funzioni burocratiche e professionali, soppianter e sostituir quella che fu
definita la Òvita di piazzaÓ, incentrata sulle attivit economiche produttive e
commerciali.
Il
mutamento dellĠorganizzazione amministrativa, impostata su modelli francesi pi
avanzati, consent ad Avellino di assumere i connotati di una vera e propria
citt, dalla struttura sociale basata su riforme concrete con la formazione di un ceto impiegatizio, che da questo momento in poi
costituir lĠossatura della composizione sociale, e su una cultura certamente
pi aperta e meno provinciale. Con la nomina a capitale Avellino raggiunse la
centralit allĠinterno della sua provincia e quel ruolo di guida entrando in
correlazione con la macrostoria e inserendosi da protagonista nelle vicende
storiche del Mezzogiorno dĠItalia.
Ma lĠabolizione della
feudalit e la confisca delle rendite ecclesiastiche, non avendo apportato
benefici sostanziali ai contadini, estromessi dalla ripartizione delle
terre a vantaggio della classe dominante con la ricostituzione del latifondo,
suscitarono la violenta reazione del popolo concretizzandosi nel
cosiddetto brigantaggio, che in questo periodo, non ostante il forte
impegno di Mazas nel reprimerlo, riprese vigore.