ELVENO PASTORELLI E I RAGAZZI DI VIA DE CONCILII.
“Bagattelle” è il titolo dei ricordi della adolescenza avellinese di Domenico Perreca, Ninnillo per gli amici, un uomo irrequieto e giramondo, amante della scrittura, pubblicista controcorrente, che collaborò anche con Camillo Marino nell’organizzazione del Laceno d’oro dal 1963 in poi pur avendo idee molto diverse dalle sue,
Quei ricordi degli anni dell’adolescenza, pubblicati sulla rivista Nuovo Meridionalismo, col titolo” I ragazzi di via De Concilii” e conservati nella Biblioteca provinciale di Avellino, appaiono ad una prima lettura quasi delle note goliardiche legate alla vita di un gruppo di giovani “compagni di scuola, di giochi e di avventure” in quello che era il cuore della nostra città.
Ad una lettura più attenta la storia di tutto un paese vissuta e narrata con lo sguardo di chi vede dall’altro lato della lente eventi che incidono sulla vita quotidiana di ragazzini nati ed educati in piena era fascista.
Al centro dei tanti ricordi una piccola città che durante la seconda guerra mondiale ”si era ritenuta immune da bombardamenti ed azioni militari”, prima che scoprisse di colpo il volto feroce della guerra con il succedersi inatteso di violenti bombardamenti (a partire del 14 settembre del 1943), cui seguì l’arrivo delle Forze Alleate, soprattutto quelle inglesi che ricordavano ai giovani appassionati lettori dei romanzi di Salgari i nemici dell’amato Sandokan.
Una storia la loro che va ben al di là della nostalgia di un’epoca, ma che potrebbe riproporre oggi ad una città indifferente e smemorata vicende ed esperienze comuni a tanti coetanei italiani nei primi anni quaranta, quale un sistema di vita su cui riflettere anche alla luce della cronaca terribile di questo nuovo millennio.
Istantanee dal basso che rivelano amore per la vita anche in momenti drammatici e dolorosi e capacità di comprensione e condivisione pur tra creature diverse per origine e cultura.
Un affresco quello offertoci da Ninnillo che dai sogni imperiali giunge alla scoperta della realtà cruda della guerra con il bombardamento del 43 e l’arrivo in città delle truppe Alleate. La grande storia scoperta tra la zona delle palestre scolastiche ed il Vallone dei lupi, spazi ritenuti dai giovani avellinesi totalmente propri ed inviolabili.
Ecco dunque, come in un filmato d’epoca, il loro incontro con le truppe alleate, ecco i camion della Quinta Armata che avanzano per le strade cittadine, si fermano davanti ai locali del Liceo Scientifico, davanti a quelli dell’Istituto Tecnico e del Liceo Classico per occuparli sotto il loro sguardo sospettoso!
”Freschi di educazione littoria i ragazzi vedono nel capitano inglese, Willam Thompson, un usurpatore che s’impossessa della parte più bella del loro Liceo Classico. Lo spiano, studiano come far pagare a lui ed ai dominatori la loro superiorità. Di qui continue violazioni ai divieti degli occupanti ed incursioni contro gli esponenti boriosi del British subiect.” Di qui nelle battaglie con palle di neve contro i canadesi che non sbagliano un tiro la scoperta del baseball. Una sorpresa per i ragazzi ed il primo passo verso il basket avellinese e la sua storia a lungo gloriosa.
Tante e deliziose le pagine che raccontano di quei giorni pur drammatici.
Tanti anche i ritratti di compagni di scuola ed amici .
Uno in particolare mi ha colpito perché vi ho ritrovato un personaggio ritornato agli onori della cronaca per la tragedia di Vermicino ed a me vicino perché legato alla famiglia di mio marito giunto anche lui con i suoi zii ad Avellino dalla Toscana dove tutti erano nati. Un inatteso Elveno Pastorelli dipinto quasi come un odioso inglese, estraneo e lontano dai ragazzi avellinesi, ”nati quasi sulla strada” che era il loro vero regno.
“-Pastorelli tu
non sei avellinese. Dove sei nato? -Alla professoressa Centrella, che
l’interrogava in prima ginnasiale al palazzo Magnotta, un ragazzo
elegante, spocchioso, dalla fronte alta, i capelli lisci e impomatati,
risponde: -Sono nato sull’Ombrone…- che è poi un fiumiciattolo peggio
del Sasicchio in provincia di Grosseto. Così si presentò Elveno
diventando l’unico compagno di scuola che mi suscitò la sola feroce
antipatia di pelle scolastica della mia vita. Lo provocai diverse volte
perché sono nato attaccabrighe, ma lui più alto, calmo e forte di me mi
stendeva ogni volta puntualmente con le spalle a terra
immobilizzandomi, ma senza mai infierire. Non era vile. Non potevo
assolutamente sopportare l’onta e una volta gli tirai una affilata
pietra viva che gli gonfiò il malleolo. Molto si adirò la Centrella che
l’aveva nell’anima. Come mi ero permesso di ferire l’Elveno il più
bello e bravo? L’Elveno che nel cor le stava? Mi espulse.”
Questa la deliziosa descrizione del ragazzo giunto ad Avellino con tre fratelli toscani, Libero, Ero ed Italiano suo padre, impegnati nel settore dell’edilizia ed in quello dello sviluppo delle risorse idriche irpine, sul modello di quelle irrigimentate col Fiora in Toscana. Un lavoro da specialisti introdotto in Irpinia con Libero suo zio raggiunto poi da tutti i suoi fratelli e da un nipote. Elveno dopo gli studi entrò nel corpo dei Vigili del Fuoco, fu responsabile delle operazioni di salvataggio di Alfredino Rampi e fu dopo il fallimento dell’operazione, tra i promotori con Zamberletti della nascita della Protezione Civile, con la quale tornò in Irpinia in occasione del terremoto dell’80. Uno dei tanti irpini, lo si può ben definire tale, del quale Bagattelle ci offre un delizioso ritratto giovanile.
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I ragazzi di via De Concilii.
Da sx a dx: Gianfranco Voccola, Giannino Perreca, Gerardo Maglio,Mario
Mazza, Geppino Califano, Tonino Genovese,Lamberto Lieto, Mimì Califano,
Peppino Perreca, Donatino Perreca, Italino Pennella.
Foto scattata agli inizi degli anni ’50 durante la partita
di pallacanestro tra la “Fiamma”, squadra politicamente di destra
, contro quella dei “Liberi cestisti” sovvenzionata dalla Democrazia
Cristiana.
Qui il romanzo di Gerardo Maglio che parla anche di quei giorni.