Il MONUMENTO AI CADUTI DI PIAZZA LIBERTA’

 

 di

Andrea Massaro e Rita Ercolino

 

All’indomani della prima guerra mondiale, gli avellinesi decisero di erigere un monumento per tenere viva la memoria di tutti i “Prodi figli di Avellino” morti in combattimento.

Già nel 1919 uno scultore avellinese emigrato in America, spedì al Sindaco della città, Aster Vetroni, un bozzetto raffigurante un monumento che desse gloria ai Caduti in battaglia.

Ma solo nel 1923 si costituì un Comitato esecutivo per l’erezione del Monumento ai Caduti avellinesi, integrato da  una Commissione di illustri artisti. Anche in questa circostanza giunse l’eco dei nostri cittadini emigrati in America, che mossi da un forte sentimento patriottico, diedero vita ad un parallelo Comitato Esecutivo pro Monumento, sorto oltre Atlantico. I promotori di questa organizzazione appartengono alla Lega Artigiana Avellinese di New York,  presieduta da E. Criscitiello. La sera del 25 febbraio, la Commissione avellinese si riunì nei locali riservati al Consiglio Comunale per stabilire la collocazione dell’opera. Dopo un lungo dibattito, si decise di preferire Piazza della Libertà alla  Piazza della Vittoria, ove sorgerà, più tardi, la chiesa del Rosario. In quella stessa occasione si presero definitivi accordi per la emanazione del bando di un primo concorso, che vide la partecipazione di  numerosi artisti provenienti da diverse regioni della penisola. La Commissione esaminatrice presieduta dall’illustre professore Vincenzo Volpe, noto in Irpinia per le sue pitture, nativo di Grottaminarda e all’epoca Direttore della Scuola di Belle Arti di Napoli,  è composta dal pittore Carlo Siviero, dall’architetto Maccagni e dallo scultore Piacentini. I bozzetti presentati, dopo il giudizio della Commissione, furono esposti al pubblico, che ebbe la possibilità di visitarli con il pagamento di una tassa da devolvere al Comitato. Questo primo concorso, però, non ebbe esito positivo. Il 3 dicembre del 1923 venne bandito il secondo concorso. Della Commissione artistica, questa volta, presero parte lo scultore Arnaldo Zocchi, direttore della Reale Accademia di San Luca, il citato pittore Carlo Siviero e l’architetto Gustavo Giovannoni. Tra i venticinque bozzetti presi in esame, quello contrassegnato dal motto “Stella di Firenze”, dello scultore Giulio Passaglia, venne indicato per l’esecuzione definitiva. Inoltre, così come previsto dal bando di concorso, allo scultore Michele Guerrisi e al professore Raffaele Marino, rispettivamente secondo e terzo classificato, fu assegnata la somma di sei e quattro mila lire. Al vincitore, un noto scultore di Firenze, venne assegnata la somma di cento cinquanta mila lire, circa. Il Passaglia aveva già avuto occasione di affermarsi con riuscite opere d’arte sia all’estero che in Italia.

Secondo quanto si evince dalla relazione artistica della commissione l’opera dello scultore è:” dignitosa e garbata, semplice e severa, fasciata di sentimento dolorante, visione di sacrificio e di eroismo; tale, insomma, da esaltare con forma commossa, alla generazione che ha seguito la tremenda tragedia della guerra, il sacrificio di quelli eroici spiriti, che si immolarono per la nostra conservazione civile. Infatti, lo scultore fiorentino sostiene, e lo si legge nella presentazione del bozzetto, che un’ opera da erigersi in una pubblica piazza, deve trasmettere chiaramente all’osservatore lo scopo e il significato a cui è destinato. Nel suo caso la scultura vuole rappresentare “l’eroe caduto in guerra cui la Gloria cinge la testa di lauro”. L’artista si ispira all’arte classica, denunciata nelle grandi masse che, all’aperto, risultano possenti nella linea e nella fattura. Il progetto del monumento prevede la collocazione dell’opera su di un basamento, che reca i motti “Al Sacrificio, Alla Fede, Alla Gloria”. Inoltre, desiderio del Passaglia, è erigere un monumento tutto in candido marmo di Carrara, o, se desiderato, il basamento in travertino ed il gruppo in bronzo. In base agli accordi presi prima del bando, è il comitato ad occuparsi della costruzione della piattaforma del monumento. La gara d’appalto, per la realizzazione della stessa, viene vinta dall’impresa di Vincenzo Battista. Inoltre, lo stesso comitato fa istanza al comune per ottenere la cessione gratuita di parte del materiale di risulta del teatro, messo all’asta in quegli anni.

Il materiale ceduto, da impiegarsi per la costruzione del monumento, consta di quattro blocchi e sei pezzi di scalini di pietra vesuviana e quattro colonne di ghisa. Sebbene il monumento sembra un fatto compiuto, devono passare ben sette anni prima che possa essere inaugurato. In questo lasso di tempo, non sono poche le controversie e le discussioni tra lo scultore e il Comitato, evidenziate dalla copiosa corrispondenza, ancora conservata in un fascicolo d’archivio. Anche i rapporti tra la commissione artistica e il Comitato si inaspriscono. Infatti, i componenti della commissione denunciano l’atteggiamento disinteressato del Comitato nei confronti dei loro giudizi, e declinano ogni responsabilità sul risultato definitivo dell’opera. Nel 1925 l’opera è pronta per essere fusa presso la “Terza Fonderia Emilio Canziani di Pistoia”, come si apprende dalle lettere spedite dal Passaglia, per sollecitare i pagamenti alla fonderia.

Il monumento nel 1926 è posto già in Piazza Libertà. Per la posa dell’opera è incaricato l’appaltatore Amedeo Pesa che provvede a realizzare anche lo steccato circostante. Il contratto tra lo scultore e la commissione stabilisce che dopo sei mesi dalla collocazione del Monumento, deve effettuarsi il pagamento, ma diverse motivazioni ritardano il saldo. L’inaugurazione del Monumento avvenne solo il 23 novembre del 1930, in occasione delle Grandi Manovre. Lo spettacolo delle forze militari, in assetto di guerra, è pensato come un momento ideale, per una cerimonia che deve riunire il popolo e ricordare il sacrificio e l’audacia dei nostri caduti in guerra. Per la manifestazione, oltre al denaro stanziato dal Comune, viene spedita anche una cospicua somma dal Comitato Pro Monumento di New York. Alla cerimonia prendono parte le più alte cariche governative e interviene, come oratore ufficiale, Amilcare Rossi, Medaglia d’oro.

Il Monumento ai Caduti realizzato dal Passaglia è soggetto a tante vicissitudini prima della sua celebrazione ma non avrà lunga durata. Infatti, nel 1941, l’opera viene donata alla Patria per la costruzione di nuove armi da guerra. Il Municipio di Avellino, nell’agosto dello stesso anno provvede a smontare l’intero gruppo statuario in bronzo, del peso di millequattrocento chili, il quale viene imballato e spedito alla Ditta Tonolli, di Milano. Intanto, il Presidente del Consiglio dei Ministri, con circolare in data 6 ottobre 1940, dispose che i monumenti di bronzo ai Caduti in guerra da rimuoversi, dovranno essere sostituiti con altro significativo ricordo approssimativamente conforme ad un progetto tipo. Poco tempo dopo  il nuovo Monumento sarà elevato in Piazza Matteotti, così come lo conosciamo oggi..              

 

 

 

 

Il monumento ai caduti in Piazza Libertà